venerdì 4 gennaio 2008

Recensione da "Alan D. Altieri forum"

Commento: Questo agile libretto (si legge in un giorno, più o meno come "31 Ottobre", dell'amico Glauco) è stato uno dei miei auto-regali di Natale. Avevo voglia di qualcosa di italiano e nuovo. Visto che in passato la Robin mi aveva riservato belle sorprese, ho voluto darle fiducia, acquistando "Il Coinquilino", scritto da Mirko Mignone, uno scrittore esordiente come me.Devo dire che la mia scelta a naso è stata abbastanza azzeccata, visto che ho finito il romanzo in una mattinata, lasciandomi prendere dalla storia narrata."Il Coinquilino" è un thriller a tinte forti, che lascia ben poco spazio all'immaginazione quando si tratta di descrivere fatti di sangue e omicidi. Per questo può stare comodamente a cavallo con genere horror, anche se non presenta aspetti cosiddetti "soprannaturali" che molti credono essere una determinante per catalogare un romanzo come horror vero e proprio.Impossibile dare troppe anticipazioni, perchè la trama si base sul "colpo di scena", che a volte funziona, altre volte un po' meno.Parliamo quindi dello stile dell'autore. Mignone ha una scrittura molto pratica e a tratti fin troppo asciutta. Non si perde troppo in arzigogoli mentali, preferendo una narrazione fitta e sostanziale. Questa scelta stilistica conferisce un effetto freddo e spietato alla storia narrata, il che funziona bene nell'ottica "nera" del romanzo, che lascia ben poco spazio ai buoni sentimenti e all'happy ending dei vari personaggi che incontriamo pagina dopo pagina. Tra l'altro l'autore dimostra un certo coraggio, macellando senza pietà un numero impressionante di comprimari (anche importanti) senza scomodare il fastidioso "deux ex machina" che spesso in letteratura salta fuori a salvare capra e cavoli.Purtroppo però questa freddezza narrativa ha anche un lato negativo: quello di dare poca profondità ai personaggi del romanzo. Molti sanno già di "agnelli da macello", specialmente dopo aver compreso la spietatezza dell'assassino inventato da Mignone. A questo punto si può solo fare una scommessa relativa al "quando" verranno uccisi e al "come", ma non al "se". Nel libro si sviluppa infatti una rapida assuefazione alla morte, tanto che ci si chiede presto se qualcuno dei protagonisti scamperà al massacro. Purtroppo l'autore lascia poi pochi paragrafi per elaborare il dolore di questa o quella morte, lasciando un retrogusto d'impersonalità troppo accentuata. Anche se, lo ripeto, questo ben si adatta allo spirito del romanzo, in un certo senso. Però si sarebbe potuto bilanciare meglio le varie componenti, magari con un po' più di lavoro sulla psicologia di alcuni personaggi.Un altro punto positivo è il finale: soprendente (ma non per i più attenti) e delirante. La giusta confusione per un giallo splatter che non si nasconde dietro a delicati passaggi di elegante prosa in stile Agatha Christie.Alla fine dei conti il romanzo mi è piaciuto. Posso solo augurarmi di leggere presto qualcos'altro scritto da Mirko Mignone, magari un lavoro più lungo ed elaborato, sperando che resti su questo genere "ibrido" tra thriller e horror, con richiami nemmeno troppo vaghi ai primi lavori di Gianfranco Nerozzi. La letteratura italiana di genere ha bisogno di autori coraggiosi. Mignone questo coraggio lo dimostra fin da subito, bisogna riconoscerlo.Voto: 7-
(da http://mcnab75.livejournal.com/ e http://alanaltieri.forumfree.net/?t=23839945 )